Acqua e diritti umani: belle parole dall’Acquedotto Pugliese, ma a Villa Castelli molte contrade restano all’asciutto
“L’acqua è un diritto umano, è prevenzione, è un fattore sociale determinante per la salute.” Con queste parole, la direttrice generale dell’Acquedotto Pugliese, Francesca Portincasa, ha aperto la VIII Giornata delle Professioni Sanitarie, sottolineando il valore dell’acqua pubblica come bene essenziale per la salute e il benessere collettivo.
L’iniziativa, ospitata presso il Palazzo dell’Acqua e patrocinata dalla ASL, ha voluto rafforzare il legame tra sanità e servizi pubblici, ribadendo l’importanza di garantire un accesso equo e sicuro all’acqua potabile, in linea con quanto previsto dal D.Lgs. 31/2001. Un messaggio forte, che tuttavia entra in contrasto con la realtà vissuta quotidianamente da molte famiglie nelle campagne di Villa Castelli.
Nonostante gli sforzi e le dichiarazioni di principio, nel 2025 ci sono ancora numerose contrade del nostro territorio che restano sprovviste di collegamento alla rete idrica. Le famiglie che vi risiedono sono costrette a ricorrere a pozzi privati, cisterne o all’acquisto di acqua trasportata con autobotti, con costi elevati e un’incertezza costante sulla qualità e la continuità dell’approvvigionamento.
È legittimo domandarsi come possa conciliarsi questo scenario con l’immagine moderna ed efficiente che l’Acquedotto Pugliese promuove nei suoi canali ufficiali. Perché se l’acqua è davvero un diritto umano, non dovrebbe esserci alcuna parte del territorio pugliese, urbana o rurale, esclusa da un servizio idrico pubblico, sicuro e accessibile.
Villa Castelli, con il suo territorio ampio e frammentato, rappresenta uno di quei contesti in cui le belle parole devono ancora tradursi in fatti concreti. È giunto il momento che alle dichiarazioni d’intenti seguano investimenti e interventi strutturali, affinché anche le nostre contrade possano finalmente beneficiare di un diritto troppo spesso dato per scontato: l’acqua nelle proprie case.